Anno 2000: il Parlamento, attraverso la legge finanziaria n.342, introduce novità fondamentali per gli amanti e i possessori di veicoli storici. L’articolo 63, infatti, dispone importanti agevolazioni in materia fiscale sia sulla tassa di possesso (il cosiddetto bollo auto) sia sull’imposta provinciale di trascrizione (il passaggio di proprietà). Su quest’ultima materia la legge, al comma 4, prevede l’estensione delle agevolazioni applicate al bollo anche per l’IPT, introducendo il diritto al pagamento di una semplice quota forfettaria per:
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I veicoli (auto e moto) aventi oltre i 30 anni di anzianità
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gli autoveicoli e i motoveicoli “di particolare interesse storico e collezionistico” di età compresa tra i 20 e i 29 anni individuati, con propria determinazione, da ASI e FMI.
Questo secondo passaggio, con il suo riferimento ai due principali registri nazionali di veicoli storici, l’Automotoclub Storico Italiano (ASI) e la Federazione Motociclistica Italiana (FMI), sembrerebbe indicare la necessità di un’iscrizione a uno di questi club. Ma nelle intenzioni del legislatore l’articolo 63 della 342/2000 ha uno scopo contrario, volendo escludere per gli appassionati il versamento di una quota associativa a club privati – ivi compresi i due citati – indicando come unico criterio per la storicità le determinazioni generali (liste di modelli di veicoli) che ASI ed FMI dovrebbero emanare annualmente.
Purtroppo chi ha seguito l’evoluzione della normativa e soprattutto della sua interpretazione in questi anni, sa che le reali intenzioni del legislatore non si sono mai realizzate. Per mezzo di un escamotage interpretativo dalla dubbia legittimità, ASI – al contrario della FMI – non ha mai pubblicato alcuna lista di autoveicoli, continuando di fatto a richiedere l’iscrizione nei propri registri “ai fini fiscali”. Questo atteggiamento ha costretto e costringe i contribuenti che si rivolgono agli uffici dell’ACI richiedendo il passaggio di proprietà agevolato a scegliere tra il versamento dell’IPT intera e l’iscrizione all’ASI. La richiesta, difatti viene accolta solo se si presenta l’attestato ASI, annullando gli effetti della legge, che dovevano produrre benefici per tutti gli appassionati.
Ma allora come si può uscire da questa impasse facendo valere i propri diritti? Gli esperti del RIVS, che da anni seguono queste pratiche, assistendo i propri soci nei confronti delle amministrazioni, ci indicano due vie che è possibile intraprendere seguendo la legge e i dispositivi attuativi:
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Potete presentare un interpello alla Provincia per ottenere l’assenso al versamento del tributo ridotto.
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Potete presentare all’ACI la documentazione necessaria per un normale passaggio chiedendo la riduzione dell’IPT ridotta per il vostro veicolo ultraventennale, attraverso una autocertificazione scritta. L’impiegato allo sportello non potrà rifiutarsi di istruire la pratica, pena la commissione di reato di omissione di atti d’ufficio – reato penale che espone al rischio del carcere e il pagamento di una multa – e non può nemmeno contestare gli importi dell’IPT ridotto perché, dato che l’ACI è solo ente delegato alla riscossione – è compito dell’ufficio tributi provinciale controllare la correttezza dei pagamenti. Se l’impiegato insistesse nel non voler procedere chiedete che metta per scritto il proprio rifiuto poiché anche in questo caso si può far subentrare l’omissione in atti d’ufficio.
Qualora, una volta effettuato il pagamento ridotto, la Provincia vi chiedesse il tributo intero attraverso cartella esattoriale potrete presentare ricorso alla Commissione Tributaria.